Simone
Mi è stato chiesto di scrivere di Simone.
Scrivo tutti i giorni di Simone, ma quando bisogna portare una persona ad altri hai paura, ti senti incapace, perderai pezzi, e sarà come vedere un ritratto attraverso i frammenti di uno specchio. Ci saranno molti dettagli, è vero, ma non tutto.
E sarà così anche questo tentativo, questo ritratto, poiché l’uso stesso delle parole è inesatto, sceglierne una ne esclude un’altra, gli aggettivi riducono.
Quindi scusa Simo per questo ritratto impreciso, incompleto. Difficile contenerti, persino o a maggior ragione, per me che con te ci sono cresciuta.
Non sapevo neppure da dove cominciare a scrivere queste righe, poi ho letto l’oggetto della mail e quello che sarà l’intero progetto: “Simone per Sofia” così ho capito da dove iniziare.
Simone nel suo approccio è un matematico.
Verbo al presente perché vive in me. Vive in sua sorella. Vive in sua madre e suo padre.
Vive in tutte le persone che hanno avuto il privilegio di averlo accanto, di averlo visto e compreso, di trascorrere del tempo con lui. Sì perché per capire le sfumature di Simone avevi bisogno di tempo. Non era chiassoso, nemmeno il primo della comitiva, non portava l’attenzione su se stesso, non la voleva e non ne aveva bisogno. Aveva un’eleganza nell’anima, qualcosa che non puoi dire con esattezza, era nei movimenti, nello sguardo, nella sua calma che infondeva sicurezza e tranquillità a chi gli stava accanto.
Quindi partirei da questo “Simone per Sofia”, e più precisamente da quel “per”, che tradotto nel segno matematico è una moltiplicazione.
Incontrare Simone era stare dinnanzi ad un moltiplicatore.
Ti accresceva. In sapere. In gentilezza. In calma. In considerazioni. In idee. In riflessioni.
In principi, sani e ferrei, non mi sento di esagerare nel definirli anacronistici.
Se stavi attento ai dettagli, tutte queste cose, te le dicevano per primi i suoi occhi e le sue mani.
Mani e sguardo gentili. Di una gentilezza che ricordi perché non comune, rara. Anche questa difficile da rendere con delle parole.
Era timido. Mai sfrontato, eppure era ugualmente capace di prendere la vita a morsi.
Ambizioso, tenace, determinato. Una combinazione inconsueta di profonda forza e profonda fragilità, al tempo stesso.
Generoso. Sapeva molto perché si preparava, era studioso, nel senso latino di studium, come qualcosa che ti prende, ti appassiona, a cui dedicarti con amore. E tutto quello che sapeva era tuo, lo dava. Lo metteva a tua disposizione con un ragionamento calmo, pacato, lucido, intellettualmente onesto, mai schiacciante verso l'altro. Se chiedevi un consiglio a Simone lui ti diceva che quello era il suo parere più obiettivo possibile, lo sottolineava perché cercava di spogliarsi da ogni idea di parte, da ogni tentativo di convincere il suo interlocutore. Era sincero. Di una sincerità non interessata a vincere nella discussione, ma ad esserci davvero, dall’altra parte del ragionamento.
Ti ascoltava nelle tue ragioni, nei tuoi problemi, nelle tue difficoltà. Lo faceva davvero, non faceva finta. Sapeva calarsi in situazioni molto lontane e diverse. La persona più intelligente che io conosca.
Il tutto nutrito da quel suo modo di scherzare, di sdrammatizzare, con quelle battute dall’irresistibile aplomb inglese. Chiudeva in bellezza così, anche la chiacchierata più seria, aggiungendo un sorriso. Divertito, dolce, acuto.
E poi Simone silenzioso, riservato, introverso. Sapeva stare con se stesso, e devi avere un grande carattere per saper restare con te stesso senza difficoltà. A volte poteva sembrare per i fatti suoi, bastava però parlare con lui per schiudere questo moltiplicatore di grande valore.
Un ventaglio di dolcezza, buone maniere, timidezza, onesta intelligenza.
Ci sono persone delicate e altre straordinariamente delicate. Lui era straordinariamente delicato.
Nelle parole che sceglieva. Nel silenzio delle parole che non pronunciava. Nel chiedersi come si sta nei panni altrui, qualunque essi siano. Non sentenziava mai su nessuno. Nessun rancore, nessun pensiero malevolo. Era capace di voler bene, di volere bene davvero, ma dovevi essere vicino per sentire il suo bene. Non annunciava cose e sentimenti, le faceva e basta, li provava e basta. Non era rumoroso, era in punta di piedi. L’eleganza nel cuore e nei gesti.
E poi Simone interista. Per alcuni del fantacalcio, il presidente. Ed ogni lunedì sera con i risultati da aggiornare, che il fantacalcio è una cosa seria.
Simone sportivo. Simone a teatro, con il suo monologo da recitare. Simone in cammino, immerso nella natura. Simone e il parapendio. Simone e la boxe. Simone alla ricerca come uomo.
Simone fratello. Silenzioso ma capace di ascoltare. “Sono qui, okay Fede? Se vuoi esco prima da lavoro e ti raggiungo” e ancora: “organizziamo il prossimo cammino immersi nella natura?”
Simone figlio. Con un enorme rispetto. Per non deludere mai. Un figlio immenso. Il figlio che si desidera quando si diventa una donna e un uomo.
Simone collega. Sempre presente, non si risparmiava mai, ma voleva il massimo. In termini di rispetto, impegno, serietà. Li dava lui per primo, non erano cose che lo spaventavano, erano la sua struttura. Il suo modo di stare al mondo, non sapeva essere in un altro modo. La sua parola era un impegno.
A Simone piaceva il suo lavoro, molto. Non l‘ho mai visto rientrare di cattivo umore.
Simone ambizioso, la carriera, i suoi obiettivi, la perseveranza. “Bisogna portare a termine ciò che si comincia”.
Simone per compagno di una vita. Dolce, protettivo, dalla mia parte, sempre.
Simone da quando aveva vent’anni ed io diciannove. Insieme nella nostra vita da adulti.
Simone tutto. La mattina prima di andare a lavoro. A rientro da lavoro. Nella consueta chiamata delle quattordici circa. Simone nel tempo a casa. In viaggio insieme. Simone in ogni mio gesto d’amore, in ogni mia manifestazione di forza.
Simone nella mia mano ed io nella sua.
E adesso Simone per Sofia. Le farà da scudo per il suo futuro.
Saprà essere ancora quel moltiplicatore che è stato per chiunque ha avuto l’opportunità di respirare tutto il suo valore come uomo. Ed era qualcosa che non si può raccontare in maniera precisa in nessun ritratto, l’ho già scritto questo. Se siete tra quelli che hanno avuto la fortuna di averlo accanto, di aver trascorso con lui del tempo, sono certa che vi ha dato qualcosa che vi si attaccherà addosso, in una risposta che darete, in una scelta, in una parola che non pronuncerete, nell’entusiasmo che metterete in un progetto, nella capacità di godere a pieni polmoni delle piccole cose.
In tutta la sua vita, in tutti i suoi gesti, lui ha scelto tutto. Ha scelto tutto con grande cura.
Sono onorata di essere stata tra le sue scelte.
Solo un giorno è uno qualsiasi per ciascuno di noi, per lui è stato il 25 Febbraio.
Mi piace pensarlo in tutti gli altri giorni, e sono tanti, pieni di luce.
Mi serviva solo una voce per dare questa cornice a Simone, scrivo io ma ho raccolto le parole del mio cuore, quelle della sua famiglia e quelle di tutte le persone che gli vogliono bene.
Poi ho fatto questa moltiplicazione, come lui mi ha insegnato a fare.